MIT Tecnology Review: Distruggiamo il Bitcoin

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MIT Tecnology Review: Distruggiamo il Bitcoin

By Benson Toti - min. di lettura
Aggiornato 16 March 2023

Nella Massachusetts Institute of Technology (MIT) Technology Review sono stati definiti acluni modi, per l’esatteza tre, per “uccidere” il Bitcoin. Questo, per mezzo di un articolo intitolato “Distruggiamo il Bitcoin”. In questo articolo la scrittrice tecnica Morgan Peck presenta tre scenari che, a suo avviso, potrebbero portare alla scomparsa definitiva del Bitcoin.

Le strategie

1 – I “Fedcoins”

La prima opzione è una presa di potere da parte del governo. In questo scenario i governi creano le proprie valute digitali, chiamate “Fedcoins”, che presumibilmente “migliorano l’efficienza del Bitcoin”. Questo presumibilmente dovrebbe ridurre o addirittura eliminare la richiesta per le criptovalute decentralizzate e permissionless.

La risposta

Mentre, come confermato dalla IBM stessa, molte banche centrali stanno esplorando come digitalizzare le loro valute nazionali, non è affatto improbabile che l’emissione di valute digitali sostenute dallo stato possa aumentare la domanda di Bitcoin. Questo perché, a differenza dei Fedcoin, è incensurabile, non considera i confini nazionali, e la sua politica monetaria è parte del suo software. È pressoché Bitcoin continuerà probabilmente ad esistere al fianco dei Fedcoin. Questo in particolare una volta che migliore anonimità venrrà aggiunta per mezzo di strati aggiuntivi, Lightning Network, o altre implementazioni future.

2 – La tokenizzazione

Un’altra delle strategie dell’MIT per eliminare Bitcoin prevede la “tokenizzazione di tutto”. In questo scenario, l’attività economica si evolve in un sistema di scambio iper-efficiente. In questo praticamente ogni azienda rilascia il proprio token e un sistema automatizzato permette agli utenti di scambiare senza automaticamente i vari token. Questo consente agli utenti di prendere possesso del token di cui hanno bisogno per completare una transazione.

“Pensate a questo come a un sistema di baratto incredibilmente efficiente”, dice Campbell Harvey, professore di finanza alla Duke University. “Il baratto è generalmente inefficiente, ma se si dispone di una rete e si tokenizza i prodotti e servizi e li si implementa su blockchain, può diventare estremamente efficiente.”

La risposta

In un secondo momento, l’economia digitale si potrebbe evolvere in un sistema di baratto di massa in cui quasi ogni azienda emette la propria criptovaluta o token. In questa situazione un sistema blockchain scambia automaticamente i token/le criptovalute quando gli utenti devono effettuare un acquisto presso un’azienda specifica di cui non possiedono i token. Ciò che questo scenario ignora, tuttavia, è che questi token richiederanno una blockchain sottostante per proteggerli e facilitare il baratto, e questa catena di blocco probabilmente richiederebbe una propria valuta nativa.

Inoltre, se l’economia dovesse evolvere in questo modo, sembra ancora probabile che il mantenimento di un asset di riserva, che si tratti di Bitcoin o meno, sarebbe più efficiente a fini commerciali. Altro motivo per cui questo asset risulterebbe utile è che i token delle singole società diventerebbero privi di valore in caso di chiusura delle attività.

3 – La hard fork di Facebook

La strategia più originale dell’autore per “sconfiggere” il Bitcoin consiste in una presa di controllo della criptovaluta da parte del conglomerato dei social media Facebook. In questo scenario, Facebook lancia un attacco su più fronti all’attuale implementazione del Bitcoin. Peck spiega:

 “Per coloro che già utilizzano Bitcoin, l’esperienza è così ampiamente superiore a quello che hanno sperimentato in precedenza che immediatamente migrano i loro fondi al loro portafogli Facebook. Coloro che non possiedono ancora alcun Bitcoin o non ne hanno mai sentito parlare, potrebbe avere la possibilità di guadagnarne alcuni sul sito. Ad esempio guardando gli annunci pubblicitari o scrivendo post su Facebook per gli altri.”
Nel frattempo, l’azienda lancerebbe segretamente un’operazione di mining. Questa forse potrebbe espandersi consentendo agli utenti di optare per uno script di mining in stile Coinhive in cambio di un’esperienza di navigazione senza pubblicità. Una volta che il Bitcoin è entrato nel mainstream ed è diventato inseparabile dalla suite di prodotti di Facebook è il momento per la fase successiva. Arrivati a questo punto l’azienda potrebbe esercitare la sua influenza per eseguire segretamente una hard fork del Bitcoin. Così facendo costringerebbe i suoi utenti, la maggior parte dei quali sono ignoranti a riguardo dei dettagli tecnici del software, ad adottare la nuova versione, che sarà strutturata come l’azienda ritiene opportuno.

La risposta

Non è chiaro quale incentivo Facebook dovrebbe trarre da una simile tattica. Questo in quanto sarebbe molto più costoso che creare il proprio token e distribuirlo, come sta facendo attualmente Telegram. Inoltre, questa sequenza di eventi sembra fare l’ipotesi sbagliata che se Facebook, una delle più grandi aziende del mondo, aggiungesse pieno supporto al Bitcoin altre aziende non seguirebbero l’esempio. Questo, a sua volta, ridurrebbe la capacità di Facebook di esercitare un controllo degno di nota sulla criptovaluta.

L’adozione di massa porterebbe il prezzo del Bitcoin a saltare alle stelle. In risposta, nuovi miner affluirebbero sul mercato. Questo impedirebbe a Facebook, che si troverebbe in una situazione di svantaggio economico significativo se non iniziasse a fare mining su ulteriormente larga scala, di acquisire una percentuale abbastanza grande dell’hashate di Bitcoin da lanciare un attacco significativo alla rete.

Ora, forse un attacco aziendale potrebbe avere più successo, ma anche questo non è certo. Anche se non è una situazione del tutto analoga, la comunità del Bitcoin ha recentemente resistito con successo a hard fork difficile, SegWit2x. Questa aveva un ampio sostegno tra le grandi imprese industriali e miner (i principali sostenitori di SegWit2x alla fine hanno annullato la hard fork per evitare di portare la rete ad una guerra civile).

Infatti, anche nell’improbabile scenario che ciò si verifichi, è difficile immaginare che questa azienda mantenga il controllo su Bitcoin a tempo indeterminato. Inoltre, la minaccia di una divisione della rete fornirebbe un forte disincentivo finanziario a intraprendere un’acquisizione aziendale di questo tipo.

Conclusione

L’articolo dell’MIT technology review pone alcuni interessanti punti. Ciononostante la questione è probabilmente ben più semplice ma anche imprevedibile. Il “pericolo” principale per il Bitcoin sono le alternative e quanto queste hanno da offrire a confronto con questo. Altra cosa che molti ancora non hanno capito è quanto è improbabile che esisterà solo una singola criptovaluta. In base all’utilizzo che se ne vuole fare criptovalute e blockchain diverse comportano diversi vantaggi. Questo lascia spazio al Bitcoin anche nel caso in cui non dovrebbe essere “al primo posto”.