Criptovalute in Africa: il Burundi vieta le monete digitali

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Criptovalute in Africa: il Burundi vieta le monete digitali

By Benson Toti - min. di lettura
Aggiornato 16 March 2023

Negli ultimi tempi si è parlato molto di criptovalute in Africa. Bitcoin (BTC), Ethereum (ETH) e altre criptomonete sono il futuro delle transazioni finanziarie?

Il governo del Burundi non sembra pensarla così e ha appena dichiarato tutte le criptovalute illegali. Nel complesso, sembra che Bitcoin e company stiano affrontando un futuro incerto sul continente africano.

La situazione in Burundi

Un recente rapporto della Repubblica del Burundi scrive che il paese dell’Africa Centrale ha vietato l’uso di tutte le criptovalute, incluso il bitcoin.

Alfred Nyobewumusi è il direttore del dipartimento di microfinanza della Banca centrale del Burundi. Egli ha riferito che il Governo prenderà misure decise contro chiunque non rispetterà la decisione in materia.

Criptovalute in Africa: la situazione negli altri Paesi

Molti altri Paesi africani non hanno ancora una posizione ufficiale sulla legalità o meno di Bitcoin e delle altre coin digitali. Contemporaneamente, c’è un numero crescente di exchange che operano nel continente. Le ICO africane Golix e Wala hanno aumentato la consapevolezza di come la blockchain potrebbe essere usata in questo continente.

I token digitali, poi, sono particolarmente utili in luoghi con alti tassi di inflazione. Non sorprende, quindi, che paesi come lo Zimbabwe, il Kenya e il Sudafrica abbiano avuto alti tassi di adozione del bitcoin. Il fattor comune che unisce queste nazioni sono le tempistiche di rapida crescita dell’inflazione, nei periodi in cui le rispettive economie devono affrontare problemi con le valute nazionali: le criptovalute diventano un rifugio sicuro per molti.

Altro paese che ha rilasciato di recente una dichiarazione sul tema delle monete crittografiche in Africa è l’Uganda. A inizio anno comunicazioni ufficiali hanno considerato bitcoin e tether illegali. Il vice governatore della Banca d’Uganda, Louis Kasekende, ha lanciato il suo avvertimento: le persone che comprano valute non regolamentate hanno una protezione limitata. Kasekende ha anche aggiunto che le autorità sono in grado di monitorare i servizi finanziari regolamentati in modo più efficace.

Che cosa riserva il futuro?

È stato ipotizzato che criptomonete come bitcoin potrebbero contribuire a aumentare l’inclusione finanziaria in Africa. Esse potrebbero essere usate da persone che non hanno accesso alle tradizionali strutture bancarie. In Burundi, ad esempio, si stima che poco più del 7% della popolazione abbia un conto bancario. Nel complesso, secondo la Banca mondiale, due terzi dei subsahariani non sono serviti da banche.

Forse alcuni paesi africani seguiranno l’America Latina con il lancio delle proprie valute crittografiche come il Venezuela e l’Ecuador. Incoraggiante il fatto che il Senegal e la Tunisia siano classificate tra le pioniere nell’emissione di valute digitali ufficiali di stato. In Senegal si è addirittura parlato di una città gestita criptograficamente.

Certamente, i benefici potenziali delle criptovalute per gli unbanked in Africa appaiono essere una buona cosa per essere trascurati ancora a lungo.